Seifenblasen

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Berlin, Paul Lincke Ufer. Foto di Paola Amorosi

lunedì 7 settembre 2015

I falsi misteri di Angela Merkel

L'apertura delle porte ai perseguitati non dovrebbe sorprendere.


  Pare che tutta l'Europa sia stupita dalla "svolta" di Angela Merkel. Come d'incanto sarebbe diventata "buona", dopo almeno un decennio di "cattiveria". Ma ovviamente non è così. Angela Merkel è una tipa coerente e quando le è possibile fa quello che dice e che ha sempre sostenuto.
Per capire, basterebbe conoscere un po' meglio la sua biografia, la quale permetterebbe di comprendere quello che fa e, per capirci, da che parte stia veramente.
  La prima fonte da consultare è naturalmente la biografia ufficiale sul sito della cancelleria federale. È molto scarna, ma già tra i pochi dati salta agli occhi un fatto per lo meno strano. Inizia a fare politica nel 1989, aderendo ad un movimento nato alla vigilia dell'apertura del muro di Berlino. Solo in seguito, negli ultimi giorni della DDR, si iscrive alla CDU (la democrazia cristiana tedesca) della DDR, cioè aderisce ad un partito che di li a poco sarebbe confluito ed assorbito completamente dall'omologo occidentale, la CDU di cui è ora il capo indiscusso e che l'ha portata nel 2005 alla carica di cancelliere.
  La stranezza sta nel fatto che è entrata nella politica attiva relativamente tardi per fare una carriera supersonica che non trova altri paragoni.
  Sono anni che escono su di lei biografie, pamphlet, dossier giornalistici, interviste e servizi televisivi che riportano montagne di notizie ma egualmente non riescono a capire e far capire quale sia il mistero di questa donna indubbiamente capace e molto più potente di quello che il suo modo di presentarsi farebbe supporre.
  In genere i giornalisti anglosassoni insistono sul fatto che Lei sia vissuta nel "paese più paranoico del mondo comunista" e che il suo carattere sia stato forgiato dal terrore in cui viveva nel periodo della guerra fredda (citato dal servizio della BBC "‪The making of Angela Merkel‬ ‪(unusual politician) a German enigma‬" di ‪Andrew Marr‬). Con questa chiave di lettura i bravi giornalisti inglesi ed americani ed i loro epigoni non riusciranno mai a capirla.
  Qualche dubbio dovrebbe venire loro se riflettessero meglio sul fatto che la Merkel, pur essendo nata ad Amburgo, in Germania occidentale, il padre, un pastore protestante, se la portò appresso in fasce a Templin, una cittadina spersa nel Mecklenburgo. Nonostante la paranoica dittatura comunista il padre aprì un seminario per aspiranti pastori protestanti che prosperò nonostante le criminali persecuzioni di cui ci parlano sempre in particolare i giornalisti statunitensi.
  La cosa che probabilmente non riescono a capire i pensatori a stelle e strisce è poi il fatto che nonostante il padre non solo non fosse comunista, ma addirittura sacerdote, la sua figlia ebbe una normale carriera scolastica ed universitaria.
  Tutto questo vuol dire varie cose. Innanzitutto che la storia della DDR probabilmente fu diversa, almeno di un pochetto, da quella che per quaranta anni ci hanno raccontato; secondo che la carriera formativa di Angela basava non su posizioni politiche giuste o sbagliate, ma su di una particolare intelligenza, della quale parlano tutte le persone che l'hanno conosciuta a suo tempo, compresi maestre, insegnanti e professori.
  Ma se non fece attività politica, fatto che non la danneggiò affatto, fu attiva socialmente, partecipando alla vita sociale del proprio paese con normale entusiasmo. Lei stessa lo dice pubblicamente e non ci trova niente di strano ad essere stata addirittura membro dell'associazione di amicizia DDR-URSS.
  Ma c'è anche un motivo per il quale ha potuto prendere una posizione così "sorprendente" in merito alla questione dei profughi, o rifugiati o anche fuggiaschi. Per quanto riguarda il razzismo le sue dichiarazioni e prese di posizione sono sempre state chiaramente ed inequivocabilmente contro ogni forma di razzismo. Se avesse però detto solo un anno fa che avrebbe aperto le frontiere ai profughi, forse la Germania avrebbe reagito con molto fastidio, ma il clima è cambiato nelle ultime settimane tra i tedeschi sono in qualche modo tornate a galla immagini drammaticamente familiari a milioni di loro, ma delle quali per complessi motivi poco si parla: i tedeschi scacciati dalle zone orientali alla fine della seconda guerra mondiale. Non c'è tedesco che non conosca almeno un connazionale ex-profugo (ed oggi i relativi discendenti) che sfollarono da Romania, Ucraina, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Prussia orientale, Pomerania, parte del Brandenburgo e Slesia. Il dramma della fuga fa parte della coscienza collettiva dei tedeschi, in un perverso equilibrio con l'elaborazione dei drammi biblici causati dai tedeschi stessi ad altri popoli europei, balcanici ed orientali.
  Angela Merkel non ha fatto niente di straordinario e non ci sono misteri: si è sempre dichiarata a favore della solidarietà verso chi soffre ed ha sempre avversato ogni rigurgito razzista. Ha solo aspettato il momento giusto ed ha aperto le porte ai perseguitati tra il consenso e gli applausi di una (finalmente!) maggioranza di tedeschi. Tutto qui.