Il presente post risale ad 11 anni fa, quando vivevo a Berlino. Allora mi fu proposto di scrivere un articolo sulla DDR per un periodico cattolico, cosa che ho fatto molto volentieri. Non ho mai capito per quale motivo non lo abbiano mai pubblicato. Visto che è valido ancora oggi, lo pubblico qui sul mio Blog.
Berlino, dicembre 2009 - Da poco sono terminati i festeggiamenti per la "caduta del muro", preceduti da una campagna mediatica martellante, e già si è fatto silenzio attorno al muro e gli eventi storici che hanno portato dopo 45 anni dalla fine della guerra mondiale alla riunificazione della Germania. Si è tornati all'ordine del giorno ed in televisione e sulla carta stampata sono ben altri argomenti a tenere banco.
Eppure c'è chi si chiede che cosa resti della Repubblica Democratica, lo stato tedesco scomparso ed annullato venti anni fa, del quale sempre meno persone hanno un ricordo diretto. La RDT, o DDR, è stata inglobata dalla Repubblica Federale di Germania —anche se sono in pochi a sostenerlo—, con una specie di inciucio costituzionale. In teoria si sarebbe dovuta convocare una assemblea costituente, ma ci si è accontentati di una modifica brevi manu di un preambolo che rimandava ad una assise costituente da tenersi a riunificazione avvenuta, che però non è mai stata convocata.
Da come veniva descritta dalla stampa, specialmente quella popolare e scandalistica, e da quello che si raccontava in televisione e persino nelle scuole, la DDR doveva essere un inferno in terra, una terrificante dittatura nella quale non vi era nessuno spazio per il singolo, al quale veniva tolto tutto.
Le fughe degli intellettuali, e sedicenti tali, e di giovani operai e tecnici specializzati, istruiti a spese dello stato ad est, che venivano attirati con promesse e lusinghe verso occidente, sono il motivo principale per il quale fu presa la dolorosissima decisione di erigere il "muro". Con esso la situazione si stabilizzò e fino agli inizi degli anni ottanta le condizioni materiali della popolazione migliorarono, soprattutto per quanto riguarda i servizi sociali.
Ma la propaganda occidentale, che non si limitava solamente a giuste critiche, in alcuni casi soleva inventare, a volte cose assurde. Quando da parte di simpatizzanti della DDR occidentali si fece notare che ad est la mortalità infantile era in percentuale la metà di quella occidentale, si rispose dicendo che pur essendo vero, questo obiettivo veniva raggiunto obbligando le donne a sottoporsi ad esami ed eventuali cure prenatali, e questo era contrario ai principi di libertà. Quello che non dicevano era che ad est l'occupazione femminile era assai più alta e che le tutele delle lavoratrici ben più estese.
Prima dell'89, parlando di agricoltura, si pronosticava l'immediata scomparsa delle cooperative agricole, che sarebbero state tutte costituite con la forza, togliendo la terra ai contadini.
Questa era la versione diffusa dai latifondisti del nord della DDR fuggiti ad ovest a guerra finita, i cosiddetti Junker, dalle cui fila venivano un gran numero di ufficiali e non pochi convintissimi sostenitori del nazismo. A loro si che le terre furono confiscate nel'46, ma per essere distribuite ai contadini i quali sulla base di accordi alleati erano stati cacciati dagli ex territori tedeschi ad est dei fiumi Odra e Neisse. Nella parte meridionale della Repubblica Democratica prevaleva da tempo una proprietà contadina piccola e media e sia qui, tra i contadini da generazioni legati al proprio podere, sia tra quelli affluiti dopo la guerra, nel corso degli anni cinquanta, nel quadro di un complicato processo politico, furono formate le cooperative agricole, che avevano come obiettivo la ricomposizione fondiaria, il miglioramento tecnico-produttivo ed un innalzamento culturale e materiale degli impiegati in agricoltura.
Tra le tante cose va detto che i singoli contadini non persero il titolo di proprietà sui fondi conferiti, ed in teoria dopo la scomparsa della DDR si sarebbero potuti rimettere in proprio. Ma solo pochi lo hanno fatto, e le cooperative, pur modificando chi più chi meno la forma giuridica, adattandosi alle condizioni di mercato completamente cambiate, esistono e producono ancora oggi, alcune con successo.
Della vecchia DDR restano spesso gusti ed abitudini, che da parte di persone, che continuano ad odiare la DDR anche se non esiste più, vengono riuniti sotto il termine dispregiativo di "ostalgia". Se per 40 anni ad est hanno bevuto vini ungheresi, rumeni, bulgari e georgiani, o se per lo stesso periodo hanno avuto tutto il tempo di abituarsi a ricette russe, non è certo colpa loro se non mangiano le stesse cose degli occidentali.
Alcune cose addirittura dopo l'unificazione hanno vissuto una specie di seconda primavera, come il famoso "Ampelmännchen", l'uomino rosso che sta fermo e l'uomino verde che cammina dei semafori. Dopo venti anni non solo si è imposto a Berlino ovest, ma è già apparso in diverse città occidentali.
Un tema che viene ripetutamente ridibattuto e rimasticato è quello della STASI, la polizia politica ed il suo complesso apparato di funzionari ed informatori. Dato che gran parte degli archivi si sono conservati, nonostante alcuni tentativi, solo in parte riusciti, di distruzione della documentazione, abbiamo interminabili elenchi di persone contattate, interrogate, coinvolte a vari livelli ed ancora chilometri di relazioni, rapporti, verbali di pedinamento, informative, intercettazioni telefoniche e corrispondenza verificata, come se ne trova abbastanza anche nel resto del mondo, che molto spesso viene usata "politicamente". Se ad esempio un parlamentare, ex cittadino della DDR, pesta qualche callo sbagliato, prima o poi salta fuori il fascicolo della STASI, fatto che a volte basta per discreditarlo. Cosa vi sia poi veramente scritto, interessa relativamente.
La critica occidentale punta il dito sul fatto che lo stato orientale sorvegliasse i propri cittadini.
Certo, magari a volte esageravano pure un poco, ma la Repubblica federale non solo teneva e tiene sotto osservazione, come tutti gli stati al mondo, i propri cittadini, ma per una quarantina di anni ha aperto fascicoli su circa 42.000 cittadini della DDR, cioè di un altro stato, col fine di processarli ad unificazione avvenuta; un fatto che contrasta con gli elementi basilari del diritto internazionale, ma nessuno si scalda per una cosa del genere.
Tutta questa storia dei servizi di sicurezza presto finirà, e resteranno milioni di bei rapportini scritti da informatori che in questo modo arrotondavano lo stipendio ed i quali a volte se non avevano niente da scrivere sul vicino, sul collega o sul parente, inventavano, creando una specie di genere letterario che prima o poi qualche critico scoprirà.
Sempre a proposito dei servizi poco tempo fa qualcuno gridò allo scandalo, perché tra gli addetti alla sicurezza della cancelliera Angela Merkel si trovano alcuni ex agenti della STASI. La notizia non è mai stata smentita, ma messa subito nel dimenticatoio. Del resto, ha osservato qualcuno con ghigno ironico, per la propria sicurezza la Merkel vuole gente di cui si possa fidare, alludendo alle voci secondo le quali lei stessa abbia un passato di agente legato alla polizia politica.
A venti anni dal naufragio, io direi l'affondamento, della DDR, di questo stato, nel quale hanno pure vissuto la loro vita degli esseri umani reali, si sa poco e col passare degli anni si saprà sempre meno. Pochissimi ad esempio sanno che nella DDR nel 1951 (piena epoca staliniana!) fu fondato a Lipsia il St. Benno-Verlag, una casa editrice cattolica, la quale non solo in quella che la propaganda più rozza definiva sbrigativamente "Germania comunista", ma negli altri paesi "oltre la cortina di ferro" svolse un importante ruolo tra i cattolici, non politico, ma di fede e teologia, distribuendo le proprie pubblicazioni anche in Germania occidentale. Esiste ancora oggi e non ha nessuna intenzione di smettere.
La storia della DDR, con le sue ombre e le sue luci resta da scrivere, ma forse ci vuole ancora del tempo prima che che sia possibile con la giusta pacatezza ed obiettività.