Seifenblasen

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Berlin, Paul Lincke Ufer. Foto di Paola Amorosi

mercoledì 7 dicembre 2016

Tracollo di consensi per la Merkel

Dopo applausi a scena aperta nell'arco di 70 minuti ed una standing ovation finale di oltre dieci minuti, finito il discorso di autoinvestitura per un ulteriore mandato alla guida del suo partito, che presuppone una permanenza in sella al cancellierato è arrivata la doccia fredda: solo l'89,5 % dei delegati al Congresso nazionale della CDU ha votato a favore di Mutti, la mammina di tutti i tedeschi.
  La notizia l'hanno data proprio in questo modo praticamente tutti i telegiornali e le principali testate tipografico-elettroniche. Chi ascolta a mezzo orecchio tende a capire che la Merkel è ormai alla fine del proprio ciclo politico di potere.
  I commentatori fanno a gara a trovare segni palesi di debolezza e decadenza e gonfiano affermazioni quasi marginali, in quanto a contenuto, fino a farli diventare passi in dietro determinanti e sconfitte brucianti.
  Un brivido di emozione ha attraversato la platea congressuale nel momento in cui Angela ha dichiarato, in modo inusualmente veemente, che la "Vollverschleierung" (la copertura completa del volto) sarà in futuro vietata in modo severo.
  Una incredibile retromarcia della ferrea cancelliera viene individuata e diffusa dai giornalisti che ci tengono a passare per critici o vagamente alternativi, alternativi a cosa non si sa.
  Nessuno dice che in tutta la Germania le donne che usano il burka o che coprono completamente il volto in pubblico saranno al massimo poche decine. Ne restano alcune centinaia di migliaia che potranno portare indisturbate dalle istituzioni il loro panno in testa, oltre a dover sentire commenti razzisti o sopportare atteggiamenti ostili da parte di vicini cretini.
  La Merkel ha ceduto anche su di un problema veramente fondamentale: la doppia cittadinanza. Apriti cielo! Chissà che disastro per la Merkel fanno capire i commentatori. Lei tranquilla dice subito che una cosa sono le posizioni del partito, ed altra cosa sono i temi concordati nell'ambito della coalizione di governo. La doppia cittadinanza è stata contrattata e decisa, con un piccolo compromesso con i socialdemocratici, e dunque tutto come prima.
  Dietro a questo teatrino c'è un altro problema, che sta venendo sempre di più alla luce, ma del quale poco si parla, ancora. Sul fronte elettorale la Merkel sembra inamovibile e la costellazione politica attuale, considerati i rapporti di forza tra le varie formazioni non rende possibile altro che la grande coalizione guidata dal tandem CDU/CSU (democristiani tedeschi e bavaresi) insieme alla SPD, i socialdemocratici, sempre più insofferenti ed in calo elettorale preoccupante. Il recente exploit della AFD, il partito "populista" non cambia la situazione. Con questa destra nessuno farà mai una coalizione, neanche la CSU, ma i dati sul consenso sono già in calo e presto qualche altra formazione effimera farà un rapido passaggio sulla passerella della politica tedesca.
  La SPD vuole a tutti i costi riconquistare la cancelleria, ma non ha i numeri per sganciarsi dal legame con la Merkel. Per questo motivo, piano piano, si è cominciato a parlare di una nuova possibile alleanza che vede insieme ai socialdemocratici i verdi e la "Linke", il partito della sinistra tedesca che oramai non è più un partito attestato esclusivamente sul territorio della ex Repubblica Democratica Tedesca, ma una forza politica nazionale che praticamente in tutti i "Länder" supera la barriera del 5% e con la sua media nazionale del 10% dei voti permetterebbe la formazione di un governo rosso-rosso-verde. Se fino a pochi anni addietro solo a parlarne si alzava subito un polverone di improperi, negli ultimi mesi questa specie di nuovo fronte popolare viene percepito come una cosa possibile. Addirittura Sigmar Gabriel, il capo dei socialdemocratici, si è affacciato ad una riunione a tre, senza che scoppiasse uno scandalo.
  Certo Angela Merkel non sarà scacciata via dal 10,5% di oppositori interni al proprio partito, ma da una fine della grande coalizione fino a qualche mese fa assolutamente impensabile.
  Qualcosa si muoverà anche nella solitamente granitica politica tedesca e ci lasceremo stupire dalla prossima sorpresa elettorale.
  Le premesse per una svolta politica improvvisa, inattesa e profonda in Germania ormai ci sono tutte. Staremo a vedere.

venerdì 2 dicembre 2016

L'Anno internazionale dell'Elefante

Ho appena terminato un'esperienza di un paio di mesi in "Germania" e di nuovo mi sono reso conto di quanto sia importante una corretta informazione sulla vera essenza della stessa, tanto che voglio riprendere questo mio blog e pubblicare con una certa regolarità.
Ho usato le virgolette per il nome del paese, perché è il nome dato all'area geografica da Tacito, sulla quale oggi in parte insiste la cosiddetta "Repubblica Federale di Germania", un organismo parapolitico, per certi aspetti simile all'IS, essendo uno stato autoproclamato. Unica differenza: l'IS non è stato riconosciuto da nessuno, almeno ufficialmente, la cosiddetta "RFT" a suo tempo prima solo da una ristretta cerchia di paesi fedeli o sottomessi agli Stati Uniti, poi dagli altri, nonostante non fosse perfettamente conforme ai criteri stabiliti dal Diritto Internazionale.
Le cose sino ad ora dette possono aver confuso più di qualcuno. Per questo comincio da lontano e racconto una barzelletta risalente agli anni '40.

L'Anno Internazionale dell'Elefante
Nel 1930 una commissione internazionale di studiosi lanciò l'idea di proclamare l'anno internazionale dell'Elefante. Le adesioni ufficiali furono tantissime, ma a causa delle varie crisi che attraversarono il mondo le cose andarono un poco a rilento. Nel 1935 si decise di fissare l'evento ad esattamente dieci anni dopo e tutti i paesi aderenti furono invitati a formare commissioni apposite ed a comunicare il tema che avrebbero voluto affidare ad uno scelto gruppo di scienziati ed intellettuali.
Le proposte a mano a mano arrivarono alla commissione centrale, ed anche lo scoppio della seconda guerra mondiale non fermò l'alacre lavoro degli addetti.
A finire per primi il proprio lavoro furono gli Stati Uniti, i quali prepararono un elegante volume in brossura di 96 pagine con copertina monolucida ornata da una bella immagine a colori. Il titolo dell'opera fu naturalmente: "Bigger and Better Elephants".
L'impero di Sua Maestà Britannica, che certo non poteva essere da meno rispetto ai cugini americani, pubblicò poco dopo tramite il "H. M. Stationery Office" un volume di 256 pagine con copertina rigida in tela blu, sulla quale era impresso a caratteri d'oro "100 Ways to Cook an Elephant“; in antiporta un’immagine della Famiglia Reale ripresa durante una visita nelle proprie colonie.
La Spagna, subito dopo la fine della Guerra Civile, presentò un volume formato altlante di 72 pagine, di cui otto di splendide tavole in bianco e nero di rara nitidezza, che affronta il tema dell’elefante nelle visioni dei mistici iberici del XVII° secolo.
La confederazione elvetica approfondisce invece il tema sviscerando la questione dell’elefante nell’araldica municipale svizzera e l’alto valore simbolico a sostegno della propria indipendenza e neutralità di cui è portatore, attraverso un manualetto tascabile dalla copertina smaltata rossa recante uno scudo caricato di una croce greca in argento.
La Francia, nonostante, o forse anche per via dell’occupazione subita dopo l’inizio della guerra offre all’attenzione internazionale uno studio, in una agile brossura cartonata di sessantanove pagine, intitolato "La vie amoureuse de l'éléphant" (senza illustrazioni).
L'Italia produce invece tramite il CNR, in collaborazione con il Ministero dell'Africa Italiana ed il Ministero della Cultura Popolare, un opuscoletto di 16 pagine (comprese le copertine), dal significativo e combattivo titolo "Omaggio al Duce dell'elefante". (Va qui notato che per ovvi motivi la Presidenza del Consiglio dei Ministri dopo l'8 settembre '43 ritirò l'opera e nel '45 la sostituì con una pubblicazione di 16 pagine (comprese le copertine), intitolata "L'elefante ed il suo ruolo nella lotta di Liberazione Nazionale" a cura del Ministero per la Ricostruzione Nazionale).
Infine la Germania, la quale, nonostante il pazzesco impegno bellico, in gran segreto fece elaborare dai migliori scienziati del settore una monumentale opera in sei volumi di 360 pagine cadauno, rilegati a capitello in pelle nera, tagli dorati e stampato su carta a mano intitolata: "Discorso preliminare alla prefazione dell’introduzione alla storia generale dell'elefante".