Dopo applausi a scena aperta nell'arco di 70 minuti ed una standing ovation finale di oltre dieci minuti, finito il discorso di autoinvestitura per un ulteriore mandato alla guida del suo partito, che presuppone una permanenza in sella al cancellierato è arrivata la doccia fredda: solo l'89,5 % dei delegati al Congresso nazionale della CDU ha votato a favore di Mutti, la mammina di tutti i tedeschi.
La notizia l'hanno data proprio in questo modo praticamente tutti i telegiornali e le principali testate tipografico-elettroniche. Chi ascolta a mezzo orecchio tende a capire che la Merkel è ormai alla fine del proprio ciclo politico di potere.
I commentatori fanno a gara a trovare segni palesi di debolezza e decadenza e gonfiano affermazioni quasi marginali, in quanto a contenuto, fino a farli diventare passi in dietro determinanti e sconfitte brucianti.
Un brivido di emozione ha attraversato la platea congressuale nel momento in cui Angela ha dichiarato, in modo inusualmente veemente, che la "Vollverschleierung" (la copertura completa del volto) sarà in futuro vietata in modo severo.
Una incredibile retromarcia della ferrea cancelliera viene individuata e diffusa dai giornalisti che ci tengono a passare per critici o vagamente alternativi, alternativi a cosa non si sa.
Nessuno dice che in tutta la Germania le donne che usano il burka o che coprono completamente il volto in pubblico saranno al massimo poche decine. Ne restano alcune centinaia di migliaia che potranno portare indisturbate dalle istituzioni il loro panno in testa, oltre a dover sentire commenti razzisti o sopportare atteggiamenti ostili da parte di vicini cretini.
La Merkel ha ceduto anche su di un problema veramente fondamentale: la doppia cittadinanza. Apriti cielo! Chissà che disastro per la Merkel fanno capire i commentatori. Lei tranquilla dice subito che una cosa sono le posizioni del partito, ed altra cosa sono i temi concordati nell'ambito della coalizione di governo. La doppia cittadinanza è stata contrattata e decisa, con un piccolo compromesso con i socialdemocratici, e dunque tutto come prima.
Dietro a questo teatrino c'è un altro problema, che sta venendo sempre di più alla luce, ma del quale poco si parla, ancora. Sul fronte elettorale la Merkel sembra inamovibile e la costellazione politica attuale, considerati i rapporti di forza tra le varie formazioni non rende possibile altro che la grande coalizione guidata dal tandem CDU/CSU (democristiani tedeschi e bavaresi) insieme alla SPD, i socialdemocratici, sempre più insofferenti ed in calo elettorale preoccupante. Il recente exploit della AFD, il partito "populista" non cambia la situazione. Con questa destra nessuno farà mai una coalizione, neanche la CSU, ma i dati sul consenso sono già in calo e presto qualche altra formazione effimera farà un rapido passaggio sulla passerella della politica tedesca.
La SPD vuole a tutti i costi riconquistare la cancelleria, ma non ha i numeri per sganciarsi dal legame con la Merkel. Per questo motivo, piano piano, si è cominciato a parlare di una nuova possibile alleanza che vede insieme ai socialdemocratici i verdi e la "Linke", il partito della sinistra tedesca che oramai non è più un partito attestato esclusivamente sul territorio della ex Repubblica Democratica Tedesca, ma una forza politica nazionale che praticamente in tutti i "Länder" supera la barriera del 5% e con la sua media nazionale del 10% dei voti permetterebbe la formazione di un governo rosso-rosso-verde. Se fino a pochi anni addietro solo a parlarne si alzava subito un polverone di improperi, negli ultimi mesi questa specie di nuovo fronte popolare viene percepito come una cosa possibile. Addirittura Sigmar Gabriel, il capo dei socialdemocratici, si è affacciato ad una riunione a tre, senza che scoppiasse uno scandalo.
Certo Angela Merkel non sarà scacciata via dal 10,5% di oppositori interni al proprio partito, ma da una fine della grande coalizione fino a qualche mese fa assolutamente impensabile.
Qualcosa si muoverà anche nella solitamente granitica politica tedesca e ci lasceremo stupire dalla prossima sorpresa elettorale.
Le premesse per una svolta politica improvvisa, inattesa e profonda in Germania ormai ci sono tutte. Staremo a vedere.
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