Seifenblasen

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Berlin, Paul Lincke Ufer. Foto di Paola Amorosi

domenica 9 agosto 2015

Riflessioni sulla Germania

Riflessioni sulla Germania

Con questo nuovo blog intendo spiegare la Germania a chi non la conoscesse nel profondo ed allo stesso tempo rilanciare notizie importanti, le quali resterebbero unico appannaggio di chi è padrone della lingua.


 I problemi quotidiani che ci attanagliano ci distraggono e tante cose ci sfuggono, come ad esempio cosa stia realmente accadendo oggi in Germania. Di questo paese amato-odiato sentiamo parlare per via di qualche gaffe fattavi dall'ex Berlusconi o dal suo degno successore, o magari per qualche operazione "di salvataggio" di Angela Merkel, più raramente dell'ultimo Presidente federale specializzato in dichiarazioni fuori luogo.
 Vista l'importanza che ha in Europa, ed anche un po' nel mondo, ed in considerazione del millenario intreccio che esiste tra la storia tedesca e quella italiana, sarebbe opportuno cercare di capire meglio cosa accade dall'altra parte delle Alpi.
 Nella pubblicistica degli anni '20 del secolo scorso, fino all'inizio della inquietante notte nazista, ricorre l'immagine della nebbia per descrivere l'atmosfera politica del tempo.
 Questa nebbia sembra estendersi nuovamente nei nostri giorni e si ha comunque la netta sensazione che qualcosa di fondamentale stia cambiando in Germania; ma allo stesso tempo vecchie tare gravano sulle dinamiche sociali di un paese il quale dietro una solida facciata di efficienza, organizzazione, ordine e chiarezza nasconde fenomeni insufficientemente percepiti, soprattutto all'estero.
 Il problema, come sempre, è quello di una corretta e completa informazione. I principali mezzi di comunicazione italiani trattano la Germania con estrema superficialità, riprendono qualche notizia qua e lá, se ritenuta interessante, nel senso che possa essere utile per sostenere qualche polemica tutta italiana. Sarebbe a dire che la Germania viene a seconda dei casi esclusivamente usata come pietra di paragone o spauracchio. Corrispondenti, inviati speciali, giornalisti veri o sedicenti tali con ammirazione e malcelato stupore posticcio ci ammoniscono ed indicano quanto meglio sia tutto quello che avviene tra il Reno e l'Odra. A loro sfuggono elementi fondamentali per comprendere e spiegare la Germania, sempre che abbiano intenzione di farlo veramente. Vediamo alcuni punti.
 Gran parte dei tedeschi, sia detto con tutto il rispetto possibile, non ha molta comprensione per la politica ed i suoi meccanismi. A parte la classe dirigente e le élites politiche ed economiche, la gran massa dei tedeschi ha un rapporto con politica e governo tutto suo, che in Italia non ha molti riscontri diretti. La visuale è abbastanza ristretta e si limita nella maggioranza dei casi esclusivamente a "pancia e portamonete", che diventano quasi parametri esclusivi per le proprie scelte politiche.
 Per fortuna questo atteggiamento, che ai nostri giorni si sta facendo preoccupantemente strada anche in Italia, in Germania è in attenuazione, ben inferiore ai tempi della Repubblica di Weimar, prima del nazismo, quando portò alla nascita di tanti partiti nuovi contrapposti, dei quali vinse il peggiore.
 Oltre ai paragoni, è evidente che da parte della maggioranza dei tedeschi l'attuale crisi viene percepita come esclusivamente economica e relativa al proprio bilancio familiare. Le cause vengono individuate in un ampio spettro ed ognuno se le assortisce a piacere, dalla pigrizia e corruzione dei greci alla pressione musulmana sulla Germania, dalla crisi ambientale all'aumento della benzina, dall'ingordigia delle banche all'incapacità dei politici, dalla globalizzazione (pochi sanno cosa significhi veramente, ma la parola comunque inquieta abbastanza) alle minacce extraterrestri.
 La crisi tedesca è una parte della crisi europea e mondiale -che non è solo economica e finanziaria-, e che è già percepibile e riconoscibile da vari segnali, non a tutti visibili a colpo d'occhio e non da oggi.
L'elezione a Presidente della Repubblica di Joachim Gauck ha indicato un profondo disordine nei piani alti della politica. Si deve innanzitutto considerare che tale elezione era arrivata dopo due dimissioni di suoi predecessori. Prima Horst Köhler, che ha dovuto fare le valigie per alcune dichiarazioni avventate, secondo le quali gli interventi militari all'estero erano a difesa dell'economia tedesca; si era dimenticato il principio sempre valido del "si fa, ma non si dice". Il suo successore, più prosaicamente è stato buttato fuori dalla bella residenza di Bellevue con pesanti accuse di corruzione.
Ora anche Gauck è seduto su di una rampa di lancio, sia per il suo passato, sia per le dichiarazioni a vanvera che usa fare. Non solo sembra non aver molto chiara la differenza tra "stato" e "nazione", che per il presidente di una importante repubblica non è secondario, ma apre bocca e dá fiato su tutto, adattando la propria opinione a seconda del momento e del pubblico che lo sta ascoltando; vuole piacere a tutti, ma raggiunge l'effetto opposto. Anche il suo passato non rende stabile la sua poltrona: presentato come paladino dell'opposizione interna della DDR, dalla sua stessa biografia e dalle memorie di dissidenti di maggiore spessore politico e soprattutto morale viene fuori un'immagine poco chiara. Annoverato, nella biografia diffusa alle agenzie, tra i fondatori del "Neues Forum", un agglomerato politico che ebbe un ruolo determinante negli ultimi giorni della DDR, nessuno tra i dissidenti lo ricordano presente alle prime riunioni, le più "pericolose". Descritto come vittima delle persecuzioni della STASI (la polizia segreta), tanto che fu messo a guardia dei suoi archivi dopo il '90, fa venire dei legittimi dubbi un rapporto del 26 agosto 1987 del Ministero per la sicurezza interna della DDR, nel quale di lui si legge che: "… non si interessa di alcun tema che possa apertamente rivolgersi contro lo stato…", il che vuol dire che tutto era, meno che un dissidente, e detto da un organo statale estremamente sospettoso che vedeva complotti ed insidie ovunque, potrebbe far pensare che nel suo caso specifico si tratti solamente di un opportunista.
 Anche la sua vita privata non è tra le più lineari. Separato dalla moglie, ma non ancora divorziato, convive con la sua "nuova compagna" more uxorio, tanto che se l'è portata a Bellevue come "first Lady" (ribattezzata subito "first Freundin", cioé amichetta). Per il momento se ne è parlato poco, ma si può pensare che prima o poi anche questo potrà essere un bell'argomento usato contro di lui.
 Al di la di tutto, gli sconquassi presidenziali sono l'indice di una incapacità dell'attuale classe politica tedesca a trovare, tra le proprie fila o anche tra i propri simili una persona degna.
 Che nella politica tedesca ci sia un magma sotterraneo in movimento si inizia a vedere anche da qualche sbuffo qua e la. Si è registrata una ripresa di scioperi nel settore dei servizi, pubblici e privati, e già si sono visti -cosa veramente insolita in Germania- accenni di sciopero selvaggio. Negli ultimi tempi sono aumentate le crisi a livello locale ed in molti Länder, quelle vie di mezzo tra Regioni e Stati che compongono la Repubblica Federale, si ripetono a ritmo crescente le elezioni anticipate che hanno risultati ogni volta diversi e dove, a parte qualche costante, non si riesce ad intravvedere una tendenza generale. Questi risultati, da una stampa frettolosa, vengono valutati in base ad una chiave di lettura falsante, chiedendosi solo se l'esito è stato a favore o contro Angela Merkel, la quale, abile come è, riesce ad usare qualsiasi esito elettorale locale a proprio favore.
 Le tendenze riconoscibili attraverso le elezioni, detto in soldoni sono innanzitutto il calo drammatico della partecipazione elettorale (fenomeno che non fa bene a nessuna democrazia), la constatazione che il partito liberale (FDP) si è ormai ridotto alle dimensioni di una bocciofila, e per via dello sbarramento del 5 per cento,  sta scomparendo da quasi tutte le assemblee regionali e locali; con un salto felino sono entrati sulla scena politica i "Pirati", il cui unico punto programmatico chiaro è la trasparenza della cosa pubblica usando la rete, argomento che non sembra essere stato apprezzato molto, visto che elettoralmente è già scivolato nel dimenticatoio. Altri partiti e movimenti, che vorrebbero fagocitare i voti pseudoliberali della FDP e dei democristiani delusi appaiono e scompaiono come dei fuochi fatui. 
 Gli altri partiti, i "democristiani", CDU ed ala bavarese CSU, i socialdemocratici della SPD, i verdi e la sinistra ex-comunista a livello nazionale si scambiano quasi osmoticamente pacchetti di voti più o meno grossi in una spasmodica corsa testa a testa che non vede mai un vero vincitore. Questo fatto ha portato a rendere possibile ogni tipo di coalizione, tanto che quasi in ogni "Land" esistono maggioranze diverse che di caso in caso vedono al governo gli assortimenti più diversi, destinati ad affondare al primo scoglio.
 Molti pensano, anche in virtù di dati ufficiali, che la Germania sia il paese più florido dell'Unione Europea. Tra i dati che sempre si citano, c'è il basso tasso di disoccupazione. Ad esempio, in base ai dati Eurostat del 2010, mentre l'Italia oscillava tra l'otto ed il dieci per cento di disoccupati, la Germania viaggiava tra il quattro ed il sei per cento. Ora, ammettendo che in modo innegabile la Germania ha economicamente un peso determinante, non si capisce un particolare poco noto, ma altrettanto vero: il dato tedesco è falsato e probabilmente il dato reale è più o meno pari a quello italiano. L'inghippo si nasconde nel sistema di gestione dei disoccupati, ai quali si riconosce un sussidio (in scale diverse, che qui sarebbe troppo complicato specificare), in seguito al quale vengono iscritti ed assegnati a dei corsi di "aggiornamento professionale" presso delle società spuntate come i funghi con l'approvazione della legge relativa, le quali società fanno firmare dei contratti simili a quelli di lavoro, ed ecco che qualche disoccupato statisticamente scompare. Per non parlare poi del massacro sociale compiuto con le ditte di lavoro interinale, alcune delle quali hanno la tendenza ad andare fallite, per non pagare le proprie vittime.
 Un'altra immagine assai diffusa della Germania è quella dell'ordine, della corretta amministrazione, dell'assenza di sprechi e della mancanza di grandi associazioni criminali. Se però si andasse a grattare la superficie, presto si troverebbero cose incredibili. Basterebbe leggere con attenzione i rapporti annuali e gli studi specifici della Corte dei Conti Federale e si scoprirebbe che molte più cose legano Italia e Germania, come ad esempio ponti sui quali non passa né strada né altro costruiti in mezzo alla campagna, rifiuti tossici e radioattivi nascosti sotto chilometri e chilometri di massicciate autostradali, sprechi pazzeschi da parte della Bundeswehr (l'esercito della Repubblica Federale), fenomeni corruttivi diffusi che vanno nelle centinaia di milioni e via elencando. L'unica vera differenza con l'Italia sta nel fatto che forse i casi sono un po' di meno (quando uno sarebbe già di troppo) e che stampa e televisione ne trattano molto poco e semmai, in ultima pagina o a notte fonda.
Sorprendente, visto quanto poco se ne parla, il fenomeno della criminalità organizzata con legami politici (quello che in Italia chiamiamo: mafie). Non avendo una specifica legislazione antimafia, nell'Unione Europea la Germania è diventata il paese del bengodi per i riciclatori di danaro sporco di tutto il mondo. Si sa per certo che la camorra ha "investito" un fiume di denaro in Germania, a volte finanziando o comunque partecipando alla realizzazione di opere pubbliche. Esiste poi, secondo Jürgen Roth, autore di importanti studi sulla criminalità organizzata, un'alleanza operativa tra 'ndrangheta e racket tedesco, che si spartisce tra le bande di motociclisti dei "Rockers" e dei "Bandidos", le quali controllano in gran parte della Germania droga e prostituzione. Di regola nelle zone a luci rosse di molte città tedesche si trova sempre, guarda caso, un ristorante italiano gestito da calabresi. Come se non bastasse, una sanguinosa guerra tra le due bande si è conclusa con un "trattato di pace" presentato pubblicamente e con grande rilievo mediatico. Quello che colpisce è il fatto che a mediare è stato uno studio di avvocati del quale fa parte l'ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder. Per capire bene, è come se in Italia Massimo D'Alema facesse da mediatore tra due cosche mafiose in guerra tra loro per il controllo di qualche affare illecito.
 Volendo riassumere e riportare tutto ad un denominatore minimo comune, la vera crisi della politica tedesca, che si affianca alla crisi economica, sta in una distanza crescente tra rappresentanti e rappresentati, un fenomeno del resto generalizzato a livello mondiale, che ha come conseguenza una perdita effettiva di rapporti e di dinamiche democratiche, una condizione di base tutto sommato pericolosa, dalla quale però si può anche uscire bene. Per una via di uscita dalla crisi attualmente in Germania sembrano esistere molte più condizioni favorevoli che non in Italia, dove non esiste una Angela Merkel, la quale è di una pasta completamente diversa da quella dei politici di vecchia scuola, ancora incastrati in categorie generatesi ai tempi della guerra fredda e la quale ha molte competenze specifiche e delle sorprendenti capacità di mediazione e sintesi politica assai rare, tanto da piacere anche a molti tedeschi che appartengono a ben altri partiti.
 Anche per quanto riguarda la partecipazione della gente alle scelte fatte dai rappresentanti politici, dopo i fatti di Stoccarda, dove una città quasi unanimemente si è opposta ad una "grande opera" dalle conseguenze ambientali catastrofiche, imposta a suon di manganellate, lacrimogeni ed arresti eseguiti dalla forza pubblica, in nome e per conto di enormi interessi economici privati, il governo federale ha appena approvato un "manuale per la partecipazione dei cittadini" in fatto di grandi opere. La cosa suona molto bene, ma, come ha specificato il ministro dei lavori pubblici Ramsauer, si ricollega alla legge per "l'accelerazione per la realizzazione delle grandi opere". Il ministro non lo dice, ma si tratta di quella stessa legge la quale, secondo la Corte dei Conti Federale, ha indotto un aumento dei casi di corruzione in Germania; una specie di "sblocca Germania".

 Il futuro per Italia e Germania non può che stare nell'Unione Europea, assieme a tutti gli altri stati membri, con una valuta unica che dia poco spazio alle speculazioni e con delle banche meno fameliche che rappresentino un vero aiuto e non un pericolo per l'economia reale ed una gestione veramente democratica della politica, che veda un coinvolgimento più largo possibile nelle scelte grandi e piccole della gente, cosa che grazie alla rete oggi sarebbe anche realizzabile, volendo.

Airone cinerino
nel centro di Berlino

2 commenti:

  1. Bella panoramica, grazie. Per quanto riguarda la "progettazione partecipata" se ne sta parlando un po' ovunque da tanto tempo. Le archistar non approvano, ma sono convinta che il buon senso popolare possa porre freni alle loro manie.
    Attendo il prossimo post.

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  2. È un po' di tempo che non mi sono più occupato della "progettazione partecipata", ma credo che ancora non se ne sia fatto niente di concreto. La cosa fu annunciata sull'onda dello sdegno per "Stuttgart 21". Comunque me ne occuperò in uno dei prossimi post. Prima voglio rimettere in rete articoli già pubblicati altrove o ancora inediti.

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